Prima di pranzo e cena mia madre faceva recitare a me e alle mie sorelle “Signore benedici questo cibo che stiamo per mangiare e danne a tutti coloro che non ne hanno”.

Non ha mai buttato il cibo. Figlia della guerra, come dice lei, rispetta il cibo e ringrazia sempre di averne sulla tavola. Non ricordo mai del pane buttato. Minestre, pancotto, polpette, pangrattato ecc… Anche il pesce avanzato lo “polpettizzava”.

Mi sono portata dietro questi insegnamenti, dei quali sono senz’altro grata a mia madre. Non le sono grata per la tendenza alla “conservazione” che mi ha trasmesso, che ha come conseguenza l’accumulo di vestiti ormai immettibili, oggetti e chincaglierie varie perché, come dice lei “non si può mai sapere, possono sempre servire”. Figlia della guerra appunto, purtroppo. Ancora osservo simpaticamente dei pantaloni a zampa di elefante giallo canarino di mio papà, residuo bellico anni ’70 della serie “Flower power” e mi chiedo cosa ci faccia ancora lì nel 2014. Ancora mi chiedo mamma cosa aspetti a darlo via. Mi preoccuperei seriamente nel vedere un giorno o l’altro mio padre, alla sua età,  in giro con i sopracitati pantaloni…

Tralascio, a questo punto, la descrizione del mio garage della serie “sepolti in casa” e torno all’origine di questa ciambella.

Lo so, aspettavate con ansia l’ennesima ricetta di Ciambellone al cioccolato.

La pubblico perché è  una piccola vittoria che ho avuto sui cioccolatini che ormai stazionavano in casa. Prima che fosse troppo tardi ho scelto quelli al latte e al gianduja. Li ho scartati e…..ne è venuto fuori un ciambellone buono buono, con non troppi grassi, insomma ideale per colazione.